venerdì 12 dicembre 2014

Okuninushi

[...] Indossava un kimono fumante e impugnava una lunga spada a lama dritta dall’elsa finemente lavorata con il pomo a forma di testa di drago. Sembrava alquanto spaesato e cercava di spegnere i lembi ancora in fiamme del kimono con frenetici colpi della mano libera.
«Le sta andando a fuoco il vestito…» gli fece notare Antonio con solerte partecipazione.
«Lo so, lo so!» esclamò l’orientale arrestandosi davanti a noi che, immagino, dovevamo costituire un ben strano assortimento umano per lui. «Porca miseria… ma dove mi trovo?»
«E questo da dove spunta?» domandò mia madre recuperando un coltello dal ripiano della cucina e stringendoselo al petto.
«Basta chiedere» rispose Antonio ostentando la calma che derivava da un’ottusità che scoprivo ogni minuto più consistente. Veniva da chiedersi come avesse fatto a leggere quel Farkenberger e cosa ci avesse realmente capito.
«Scusi, lei chi è?» domandò poi con lo stesso tono con cui un turista londinese potrebbe chiedere informazioni su Pompei.
«Eh?» rispose l’orientale.
«È il principe Okuninushi!» esclamai io con una certa insofferenza. Ormai avevo capito il meccanismo e ero perfettamente in grado di riconoscere i personaggi che avevo programmato.
«Proprio così» disse lui guardandomi meravigliato.
«Sta fuggendo dai fratelli che vogliono ucciderlo» aggiunsi.
«Proprio così» ripeté lui, guardandomi ancor più stranito.
«Perché i fratelli lo vogliono uccidere?» domandò mamma tra l’interessato e il preoccupato.
«Beh è una storia un po’ complicata…» cominciò a rispondere.
«Comunque sostanzialmente erano tutti pretendenti alla mano della bella principessa Yakami di Inaba, solo che mentre i fratelli si comportarono male con una lepre incontrata lungo la strada, lui fu generoso e la lepre raccontò tutto alla principessa, che scelse lui suscitando l’ira dei fratelli» spiegai in modo conciso per ridurre al minimo quella conversazione, «e il motivo per cui è mezzo abbrustolito è che hanno tentato di ucciderlo facendogli rotolare addosso un masso infuocato a forma di cinghiale!»
«Esatto anche questo!» Esclamò ormai incredulo il giapponese spegnendo l’ultimo lembo del kimono, «ma si può sapere com’è che sai tutte queste cose?»
Prima che potessi rispondere alla sua peraltro comprensibile domanda, dal balcone della cucina arrivarono altri quattro orientali dall’aria truce e le spade sguainate.
«Eccolo lì!» ulularono all’unisono mettendosi in guardia e preparandosi all’attacco.
«Porc… mi hanno trovato!» sbuffò Okuninushi estraendo a sua volta la spada.
«Ma che succede?!» strillò mia madre mentre i quattro aggressori si scagliavano contro il principe.
«Poffare! Quattro contro uno, non è cavalleresco…» commentò Astolfo buttandosi anche lui nella mischia e trafiggendone subito uno alle spalle, alla faccia di qualsiasi considerazione sulla cavalleria.
Ora, permettetemi una breve divagazione.
Io sono un appassionato di mitologia, le leggende cavalleresche mi fanno impazzire e adoro i duelli. Adoro immaginarli o vederli al cinema… per esempio. Vederli nella cucina della propria abitazione però, credetemi, non è la stessa cosa, a cominciare dal rumore raccapricciante che produsse lo spadone di Astolfo infilandosi tra le scapole del suo avversario, continuando col rumore ancor più agghiacciante della lama che veniva estratta sfregando contro qualcosa (presumo le costole), per finire in bellezza con lo spruzzo di sangue degno del miglior Tarantino che irrorò generosamente pavimento e pareti.
«Ma questi cosa vogliono da noi?!!» piagnucolò mia madre di fronte a quello spettacolo.
«Vedi mamma, è una lunga storia non priva di risvolti surreali…» cercai di spiegare mentre il secondo aggressore veniva ucciso con un fulmineo affondo da Okuninushi e piombava al suolo sopra all’altro cadavere.
«Come certo saprai stavo lavorando a un nuovo videogioco…»
«Ahhhgggggh!» urlò il terzo sicario, trafitto contemporaneamente sia da Astolfo che dal principe e prima ancora che il suo corpo toccasse terra anche il quarto andò a fargli compagnia, gorgogliando un’imprecazione soffocata da un copioso fiotto di sangue.
A questo punto, quando anche l’ultimo cadavere si fu abbattuto sul pavimento della cucina, mia madre ritenne di averne avuto abbastanza e svenne senza emettere alcun suono.
«Grazie per l’aiuto» disse il principe al paladino mentre entrambi pulivano le rispettive lame sul kimono di una delle vittime.
«Di nulla messere, anzi, per me è stato un onore combattere al fianco di un ‘sì nobile e valoroso cavaliere».
«Posso sapere il vostro nome?» domandò Okuninushi.
«Lo nome mio è Astolfo, e sono un paladino di Re Carlo» rispose questi gonfiando il petto orgogliosamente.
«Onorato davvero, e loro sono vostri amici?» chiese ancora l’orientale accennando a noi col capo.
«Non propriamente…» precisò il paladino.
«Io sono Orienne la fata!» cinguettò la bella fanciulla che evidentemente doveva essere più avvezza di noi a veder sbudellare la gente, perché non appariva per niente turbata. «Costui è un potente cavaliere-mago…» aggiunse, bontà sua, indicando me «mentre quest’altro messere è…» e qui si blocco perché non sapeva bene che ruolo avesse Antonio e ritenne giusto dargli modo di qualificarsi da solo. Antonio però si limitò a emettere uno strano fruscio con la bocca, mentre cercava di inalare un po’ d’aria, con lo sguardo inorridito fisso sui cadaveri.
Okuninushi restò un attimo in attesa, poi decise di tagliar corto sulle presentazioni, venendo al punto cruciale: «Beh, che dire signori, è stato un piacere fare la vostra conoscenza, ma come dice il saggio Tzumanaki anche la tela più bella va fissata al muro… né troppo in basso né troppo in alto, possibilmente».
Ci guardammo un po’ tutti perplessi.
«E che vuol dire?»

«Che nonostante la piacevole compagnia, devo proprio andare, è imperativo ch’io torni al più presto a Inaba».

lunedì 24 novembre 2014

Black Friday

« Non capisco... » disse Cùchulainn fissandomi con il suo sguardo leggermente stolido. 
« Cos'è che non capisci? » risposi pazientemente « è una cosa normalissima, si chiama Black Friday e serve per incentivare le vendite... » 
« Se una cosa ha un prezzo... beh ha un prezzo! » rispose lui con aria ottusa, ma convinta. 
« Ma non è detto, ci sono i saldi, le offerte promozionali, i buoni sconto... »  
Lui scosse il capo caparbiamente e si fece leggermente minaccioso. « Io non ne so niente di queste diavolerie, so solo che se vado dal fabbro da cui ho comprato una spada la settimana prima, e vedo che adesso la vende a metà prezzo, lo uccido con le mie mani! »
Deglutii a fatica. « Ecco, diciamo che il libero mercato non prevede l'omicidio, almeno non come prima ipotesi. Ci sarebbe l'associazione consumatori eventualmente... » 
« E se vado dal fabbro, che la settimana prima mi aveva fatto un prezzo, e adesso invece vuole il doppio dei soldi... io gli sbatto l'incudine in testa finché non muore! » 
« Credo basti una volta... » 
« Quello che è! » 
« Ok Cu'... capisco il tuo punto di vista. Ma qui da noi funziona così... » mormorai cauto. 
« Non mi piace qui da voi, voglio tornare a Emain Macha! » protestò assumendo un'aria imbronciata da bambino. Un bambino alto quasi due metri in grado di seminare morte e distruzione come se niente fosse. 
« Ci sto lavorando Cu'! » esclamai frustrato « come ho già detto l'incantesimo di  ritorno presenta qualche... uhm... complessità. Ok? Adesso concentriamoci sul Black Friday... ripeti quello che ti ho spiegato per favore. » 
« Da domani e per tutta la settimana, il tuo libro costerà solo 1,99 » ripeté il colosso celtico, « per poi tornare al suo prezzo... » mi guardò incerto « posso dire una cosa? » 
« Vai. » 
« Se fossi uno di quelli che vogliono comprare il tuo libro, per questo giochetto del prezzo prenderei l'incudine e te la spaccher... » 
« Non abbiamo incudini qui! » tagliai corto.

domenica 26 ottobre 2014

Breve intervista

Qui è possibile ascoltare l'intervista rilasciata qualche tempo fa presso RunRadio.
Ne approfitto per ringraziare ancora tutto lo staff.


dario

ASTOLFO - (estratto da VideoGame)

[...] 
«Quindi immagino lei sia il prode… Astolfo?» Domandò Antonio dimostrando di aver letto l’Ariosto.
«In persona…» rispose il cavaliere manifestando un certo compiacimento per essere stato riconosciuto. «Vedo che le mie gesta sono note anche tra i villici…»
«Villico lo dici a tua sorella…» mugugnai tra i denti. Poi, più interessato a considerazioni di ordine pratico, ingoiai l’orgoglio e gli sorrisi: «Saprebbe per caso dirci come è finito qui?»
Il prode si grattò la testa con aria pensierosa facendo vagare intorno a sé uno sguardo a dire il vero non troppo intelligente. «Di preciso non saprei… ero sulle tracce di Orlando, per rendergli finalmente il senno, quando una strana coltre di nebbia ci avvolse facendoci perdere l’orientamento, giungemmo alfine qui, in codesto desolato maniero, dove la bestia mi colpì facendomi perdere i sensi… altro non so».
Antonio e io assumemmo un’espressione delusa che evidentemente non gli sfuggì, perché dopo un istante aggiunse: «cosa vi angustia dunque, buonomini?»
«Ecco vede… il punto è che, lei avrà certo capito di non trovarsi esattamente nella collocazione spaziotemporale che dovrebbe competerle, vero?» esordì Antonio.
«Eh?» fece Astolfo aggrottando ulteriormente le cespugliose sopracciglia.
«Lei non sta dove dovrebbe stare» spiegai con termini a lui più facilmente comprensibili.
«Ahhhh!» fu la sua risposta, «m’era parso che fosse successo qualcosa di strano! Ma sono sicuro che trattasi di vile marchingegno del truce Atlante».
«Non so chi sia questo Atlante di cui parlate, ma l’evocazione che vi ha portato qui è stata opera di questo messere che è anche un potente negromante!» trillò Orienne guardandomi con ammirazione.
«Potente negromante…» farfugliai imbarazzato, «diciamo che me la cavo».
«Quello che voleva dire il potente negromante» rettificò prontamente Antonio gratificandomi di un’occhiataccia, «è che lui voleva evocare solo le vostre immagini e, per un malaugurato errore, ha invece portato a sé anche i corpi».
«Trattossi invero di un grave errore!» esclamò Astolfo guardandomi con aria truce, «anche se, bisogna convenire che dietro le spoglie di un misero bifolco, costui cela una rara potenza».
«Prima villico e poi bifolco… io a questo gli faccio ingoiare l’ampolla…» sussurrai ad Antonio mentre la consueta cortina rossa cominciava a velarmi lo sguardo.
«Stai calmo» rispose il mio amico stringendomi una spalla per riportarmi in me. Il solo tocco, di norma, sarebbe servito a poco, ma la stretta stritolante produsse un insolito effetto calmante.
«Adesso dobbiamo trovare un modo per rimandarvi tutti indietro» continuò Antonio sorridendo ad Astolfo, «solo che, ehm… per ora non sappiamo bene come, quindi se lei che è avvezzo alla magia avesse qualche consiglio…»
«Un sistema ci sarebbe…» mormorò Astolfo grattandosi il mento pensieroso.
«Ohhhh!» esclamammo all’unisono Antonio e io, visibilmente sollevati. «Molto bene, così risolviamo questa cosa in quattro e quattr’otto, prima che qualcuno si faccia male…» dissi sfregandomi le mani.
«Eh beh, un po’ male farà…» bofonchiò il paladino raccogliendo la propria spada da terra.
«Ehm che cosa?» domandai cominciando a preoccuparmi.
«Per interrompere il sortilegio è necessario decapitare il negromante, mi pare ovvio!» spiegò Astolfo.
«Nossignore, nossignore!» urlai scuotendo l’indice per rafforzare il mio dissenso. «Questo tipo di magia non viene annullato con la morte del mago, vero Antonio?»
Antonio confermò rincarando: «Anzi… c’è il rischio che una volta morto il suo incantesimo diventi permanente, meglio lasciarlo vivo».
«Mfh!» mugugnò il paladino deluso, rinfoderando goffamente lo spadone. «Comunque sarà bene che codesto incantesimo venga infranto, in un modo o nell’altro, e senza indugio alcuno, perché Orlando è atteso sul luogo della pugna! Il destino dell’occidente dipende da lui, o l’incubo moresco si abbatterà sul Sacro Romano Impero! E ora fatemi strada, è d’uopo ch’io affronti la bestia che mi ha colpito così duramente».
«Se si riferisce all’essere fiammeggiante che ha distrutto la mia scrivania, è fuggito dalla finestra, temo che ormai sia lontano» dissi.
«Non conosco esseri fiammeggianti, anche se ho sentito favoleggiare di simili creature che si dice vivano nel lontano Catai…» rispose Astolfo, «l’animale a cui mi riferisco è sempre lui, il prode Orlando, che da quando ha perso il senno è diventato pazzo furioso e tale resterà, per l’appunto, finché non gli avrò restituito questo!» e agitò l’ampolla.
«Aha!» facemmo Antonio e io all’unisono.
«Poffare! E c’ero quasi riuscito…» si lamentò il paladino, «quando l’ho finalmente trovato, in questa decadente magione, ho tentato di fargli inalare il senno, ma lui, ebbro di follia, non ha riconosciuto il sembiante amico e mi ha duramente colpito ammaccandomi l’usbergo lucente».
Antonio, Orienne e io guardammo con aria critica la sua armatura rugginosa.
«Beh si fa per dire…» bofonchiò lui seguendo il nostro sguardo, «un tempo lo fu, ma poi… le campagne sono umide, specialmente di notte, si dorme all’addiaccio, senza un tetto… per non parlare del clima che c’è sulla luna…»
«Non si deve certo giustificare» lo rabbonì Antonio. «Certo che questo Orlando dev’essere davvero temibile con lo spadone tra le mani».
«Invero lo è» assentì Astolfo, «altrimenti non sarebbe il più prode dei paladini, ma per fortuna quando l’ho incontrato era disarmato, ecco perché sono ancora vivo».
«Come disarmato?!» esclamai «e allora tutte quelle ammaccature come gliele ha fatte?»
«Con i pugni, naturalmente» rispose il paladino dando la cosa per scontata.
Dovetti sedermi perché le gambe non mi reggevano più.
«Oh cavolo! Adesso tra tutte le cose che vagano per il mio parco c’è anche un Orlando Furioso che sfonda le armature a cazzottoni!»
«Ed è molto aggressivo?» domandò cautamente Antonio.
«Beh, di norma egli aggredisce chiunque abbia l’ardire e la sfortuna di incrociare il suo sguardo… ma la vera iattura è che, folle d’amor perduto, nella disperata ricerca della bella Angelica, tende ad amare brutalmente ogni donna che incontra» spiegò Astolfo.
«Ma… amare in che senso?» domandai atterrito.
«Nel senso che tra qualche mese le ridenti campagne francesi e spagnole pulluleranno di piccoli Orlandini e…».
Ma prima che il paladino potesse finire la frase, dalla cucina giunse, inatteso e prorompente, l’urlo terrorizzato di mia madre.
«Non voglio che mia madre partorisca un Orlandino furioso!» urlai.
«Poffare, sarà mia cura impedirlo!» barrì il paladino estraendo il proprio spadone col consueto sferragliare.
«Antonio passami quel martello!» gridai indicando l’utensile con cui, solo qualche ora prima, mia madre aveva minacciato di spaccare la testa del vicino di casa. Non era granché come arma, soprattutto se si considera contro chi avrei dovuto usarlo, ma non avevo altro e mia madre era in pericolo, non potevo certo tirami indietro. Così ci scaraventammo tutti in cucina.  [...]

giovedì 25 settembre 2014

Breve estratto...

...fummo interrotti da uno schianto inquietante che proveniva proprio dalla mia stanza.
«Cosa cavolo?!» esclamai precipitandomi a indagare.
Antonio, è giusto dargliene atto, mi seguì dappresso senza alcun timore, ma del resto, nessuno di noi due si aspettava di trovare quel che trovammo varcando la soglia altrimenti, forse, non ci saremmo mossi con tanta prontezza.
La mia, un tempo gloriosa, scrivania adesso era stata ridotta in tre pezzi irregolari sparpagliati sul pavimento. Poco più in là un individuo vestito con una strana armatura rugginosa giaceva esanime, accanto a una grossa ampolla ricolma di uno strano liquido denso che mai e poi mai avrei osato trangugiare. Ma la cosa più spaventosa era lo strano tipo che, tutto curvo, si stava dirigendo verso la finestra. Ed era curvo anche perché, se si fosse raddrizzato, avrebbe sfondato il soffitto, visto che doveva essere alto almeno due metri e mezzo. Emanava un insopportabile odore di zolfo, indossava una cotta di maglia macchiata di carbone, due giganteschi stivali di pelle. La mano destra impugnava una spada fiammeggiante, la sinistra un fagotto improvvisato da cui spuntavano alcuni oggetti a me tristemente familiari.
Antonio e io restammo a guardarlo atterriti, incapaci di dire o fare alcunché.
La creatura si girò verso di noi sfoggiando un nasone da cui uscivano minacciose lingue di fuoco e una folta barba rossiccia che non poté mascherare il suo ghigno malevolo. Ci fissammo per alcuni istanti, o meglio, lui fissò me con un po’ troppa insistenza per non apparire minaccioso, accennò una specie di saluto con la mano sinistra, e saltò giù dalla finestra.
Occavolo!» esclamò Antonio «cos’era quello secondo te?»
«Non lo so di preciso» risposi «ma qualunque cosa fosse si è portato via i miei hard disk esterni con tutti i backup del videogame!»

Erano solo le undici, mancavano più di dodici ore alla fine della giornata: poteva succedere ancora di tutto.

mercoledì 10 settembre 2014

Fata

So che molti non approvano alcune delle mie azioni e anche io, se proprio devo essere sincero, non credo che il mio comportamento possa definirsi, uhm, completamente privo di pecche... per così dire.
C'è una sola cosa che vorrei aggiungere, a mia discolpa: voi avete mai incontrato una fata?
Dove per “fata” non si intende “epiteto gridato in modo sguaiato all'indirizzo di una strappona che procede con andatura sculettante lungo un qualsivoglia marciapiede sfoggiando con orgoglio la compattezza dei propri glutei frutto di estenuanti sedute di zumba”, ma fata fata. Cioè una leggiadra, eterea e bellissima creatura abituata ad abitare laghetti dorati, spesso in compagnia di ninfe, elfi, gnomi e unicorni.
Una fata vera, insomma. Una di quelle che fanno magie...
Ecco, io una fata così non l'avevo mai incontrata e quindi è comprensibile che, dopo essermela ritrovata a sguazzare nella vasca da bagno di casa, i miei processi mentali abbiano subito un lieve cortocircuito portandomi a compiere qualche azione non del tutto ponderata.
E poi... alla fine l'ho risolta questa dannata situazione, no?
L'ho arginata l'invasione! L'ho battuto Loki! Cavolo!
Quindi, per cortesia, possiamo archiviare una volta per tutte l'argomento?


Breve sfogo di Sergio,
durante la registrazione
di una puntata de
La Vita Indiretta”

sabato 26 luglio 2014

L'acquisto online... forse


Dopo mesi di riflessioni e ponderate valutazioni hai deciso di comprare un ebook. 
Certo, si tratta di una decisione difficile, piena di profonde implicazioni.
La parola comprare, del resto, non ti è molto congeniale. Almeno non se associata alla parola Ebook. 
Fino ad ora ti sei limitato a scaricare tutto lo scaricabile. 
Scaricare è più semplice e più economico. Ok, a volte i libri scaricati mancano di impaginazione, le parole sono attaccate o c'è un chilometro di spazio tra un paragrafo e l'altro. Ma, per quanto possa sembrare un ossimoro, anche  la gratuità ha un suo prezzo.
E poi, un giorno, ti sei detto... Vabbè ma almeno una volta nella vita, un ebook lo potrò anche comprare, no? Che sarà mai, mica la fine del mondo?
E pian piano questo pensiero quasi eretico si è fatto strada attraverso la tua corteccia cerebrale, radicandosi in profondità. Germogliando.
Comprare un ebook... ma si potrà fare davvero? E come? Con un click del mouse? Sì ma poi... la carta di credito? Se me la clonano? Se i miei dati dovessero finire tra le grinfie della mafia russa? O peggio ancora, di un giovane erotomane geek/nerd abbonato a All You Can Porn?
Eppure nonostante mille paure, hai deciso. Lo fanno tutti cacchio! Tutti son buoni a comprare e scaricare un ebook su internet, perfino la signora Dora del piano di sotto! Voglio farlo anch'io! Sì, per la prima volta nella vita voglio sentirmi una persona completa... voglio provarci, sì, SI'!!!
Ebbene, caro amico che, dopo mesi di riflessioni e ponderate valutazioni hai preso questa encomiabile decisione...

Comincia da me.

Certo 4,99 euro è una cifra impegnativa. Con 4,99 euro puoi comprare un sacco di cose... con 4,99 euro per esempio, potresti prendere... potresti prendere... che ne so? Un pacchetto di sigarette. 
Sì ma tanto, al giorno d'oggi non si può fumare da nessuna parte. Leggere invece, lo si può fare dappertutto, soprattutto con un reader.
Ok come non detto, basta esitazioni... ce la possiamo fare... ce la puoi fare! Che la devi fare!

Sì ma... dove si compra Videogame? Come faccio a trovarlo? I motori di ricerca non li capisco bene, Amazon.it o Amazon Uk? E poi non ricordo più il titolo com'era Videogame o Video Game...
Tranquillo, amico mio...
Basta seguire uno dei link qui sotto... ci sono tutte le librerie virtuali, devi solo scegliere da chi comprare. 
A presto.

Dario

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E se proprio non vuoi comprare il mio, comprane un altro, ma compralo! 

venerdì 25 luglio 2014

terza recensione

Adesso, non che io voglia fare lo sborone, ma se le prime tre recensioni sono concordi nel parlar bene di Videogame, il libro, forse forse, vale la pena leggerlo, o no?

letteraturaecinema.blogspot

domenica 13 luglio 2014

RECENSIONI (in sintesi) - con sano autocompiacimento dell'autore

Videogame nel suo habitat naturale

"Perché VideoGame è soprattutto un racconto che diverte, entusiasma e trascina pagina dopo pagina, fino alla fine, fino a quell’ultimo punto che si spera non arrivi mai, per continuare a godere dell’allegria che infonde la lettura. Una lettura che incalza, tra il ritmo serrato ed i continui stravolgimenti, mentre un perenne ghigno gaio si disegna sul volto del lettore."

Recensione completa
Fantasy Planet (Andrea Schiavone)

"In conclusione, quindi, mi sento di ribadire ciò che ho scritto all’inizio dell’articolo. Videogame  - Le Cronache dell’Invasione e dei Prodi che vi si opposero è un racconto che merita di essere letto da tutti gli appassionati di fantasy e mitologia che si ritroveranno piacevolmente sorpresi nel riconoscere i tratti dei tanti eroi coinvolti sotto la coltre ironica e divertente del romanzo. Ritengo però che anche coloro che non si cibano esclusivamente di fantasy, possano interessarsi aVideogame proprio per la sua natura leggera e scanzonata unita a qualche critica pungente rivolta al nostro mondo."
Lande Incantate (Alessandro Zuddas).

"Per quanto riguarda le tematiche c’è da dire che Dario Carraturo attraverso un tono scanzonato, quasi beffardo, presenta profonde riflessioni sul concetto della digitalizzazione odierna e futura. Tratta coscienziosamente desideri e volontà di qualsiasi ragazzo creando quasi una morale dietro la sua storia. Lo stile è fluido e scorrevole, e lo stesso scrittore riesce a mantenere viva l’attenzione del lettore attraverso le peripezie e le situazioni buffe in cui si ritrova lo stesso protagonista."

recensione completa
letteraturaecinema.blogspot.it  (Marika Bovenzi)

sabato 12 luglio 2014

Breve incontro con ANTONIO (Amico del protagonista di Videogame)

Sì, dunque, mi chiamo Antonio e conosco Sergio da uhm... da un bel po' di tempo direi. Anche se poi, in realtà, è stato solo nell'ultimo periodo che abbiamo cominciato a conoscerci veramente, sapete com'è no?
Ci sono quelle persone con cui hai a che fare a scuola: li incroci quasi ogni giorno, ci parli, ci fai cose, ci litighi anche a volte. E pensi di sapere come sono fatti. E loro pensano di sapere come sei fatto tu... solo che in realtà non è così.
Ognuno si è fatto una precisa idea nella propria testa, ma è un'idea solo sua. È un'idea che non corrisponde alla realtà. E ci sarebbe bisogno di fare quel piccolo sforzo, quel passetto in più verso l'altro, per dargli modo di capire chi sei, e per capire chi è. Ma si resta fermi sulle proprie posizioni e sull'immagine che ci si è fatti uno dell'altro.
Ed è un po' assurdo perché basterebbe un niente per incontrarsi e capirsi, e scoprire, magari, che non si è poi così distanti. Basterebbe un gesto, un sorriso, uno sguardo, per far crollare quel muro... basterebbe un niente.
Ecco, nel nostro caso direi che per fare quel piccolo passo c'è voluta un'invasione di orde mitologiche. Più che un muro è crollata mezza città... abbiamo passato dei momenti difficili, inutile negarlo, e più di una volta ho provato il desiderio di strozzarlo con le mie mani. Però posso dire che adesso Sergio è senz'altro il mio migliore amico e che non avevo capito molto di lui.
Cioè, io ero convinto che Sergio fosse un pazzo nevrotico, isterico, monomaniacale e ossessivo, anche un po' rancoroso... e di fatto direi che lo è. Però lui è anche... cioè... non è solo... che poi insomma, la bellezza dell'amicizia è che a un amico tu gli vuoi bene nonostante i suoi difetti, no?
Ecco... io a Sergio voglio bene. È uno a posto, è in gamba e per andare d'accordo con lui, in fondo, basta poco.
C'è... quell'impercettibile cambio di luce nei suoi occhi, quando sta per dare in escandescenze. In quei momenti si trasforma in un essere farneticante e diventa aggressivo e violento. Noi lo chiamiamo in gergo “il velo rosso” perché è così che lo descrive anche lui, dice che è come se gli calasse questo velo rosso davanti agli occhi e che a quel punto non capisce più niente.
Ok... non è bello. Cioè, quando perde il controllo può fare e dire qualsiasi cosa... l'ho visto scagliarsi contro giganti infuocati, per dire. Gente armata abituata a uccidere, gente da cui una persona normale si terrebbe alla larga, per intenderci. Ma lui, niente, quando perde il controllo perde il controllo.
Questo, diciamo, lo rende a volte un po' complicato... da gestire. Ma se lo conosci bene te ne accorgi... capisci che sta per sta per calare il velo rosso e se lo capisci sai come comportarti. Quanto meno puoi raggiungere una distanza di sicurezza... non so se mi spiego.
Una volta arginato questo lato del suo carattere tutto il resto è facile. Perché Sergio è una persona deliziosa, oltre a essere un vero genio coi videogiochi.
Cos'altro dire?

Ah sì, una cosa: ha una pessima condizione atletica, dovrebbe decisamente fare qualcosa per rimettersi in sesto e... a tennis gioca davvero male.

giovedì 3 luglio 2014

Breve incontro con SERGIO (il protagonista di Videogame)

Sì dunque...
mi chiamo Sergio, ho 17 anni, frequento il Liceo Scientifico Serpigoni, di Napoli e... niente. Sono un ragazzo abbastanza normale, mi piace molto la mitologia, nel tempo libero gioco a tennis, maluccio ma ci gioco. Sono un programmatore di videogiochi, anche abbastanza bravo e... niente insomma, le solite cose no? Ho un fratello maggiore che è una larva umana, tanti amici, una famiglia tutto sommato normale.
Ehm... con le ragazze non sono mai stato proprio fortunatissimo. C'era questa Elena che... ragazzi, è una vera bomba, ma vabbè... non c'era storia anche se un po' ci avevo creduto. All'inizio ci sono stato male... però devo dire che nell'ultimo tempo le cose sono migliorate. Eh sì... molto migliorate.
Tutto qui.
Non credo ci sia altro da aggiungere tranne forse che, incidentalmente... per cause assolutamente indipendenti dalla mia volontà - sapete quando gli eventi si concatenano tra di loro scegliendo la combinazione peggiore? Ecco - diciamo che sarei responsabile uhm, anzi, parzialmente responsabile perché a voler essere precisi parte della colpa è anche di mio fratello Ubaldo... comunque, sarei responsabile di quella bizzarra invasione di personaggi mitologici che hanno devastato la città nei giorni scorsi.
Ecco l'ho detto.
Che poi, voglio dire, si fa presto a parlare di devastazione... non è la città stesse tanto meglio prima... certo, loro non hanno contribuito a migliorare le cose. Ma due o tre dei palazzi che hanno demolito secondo me, anche da un punto di vista architettonico/paesaggistico, non sono una gran perdita...
Certo mi dispiace per tutte quelle macchine bruciate, però va considerato che nell'ora di punta Napoli è un macello e... secondo me, qualche auto in meno non può farci che bene. Sapete l'inquinamento, il buco nell'ozono? Quelle cose lì...
Poi, se vogliamo dirla tutta, non ci sono stati morti, almeno tra i civili. Questo è buono no?
Cioè, per come si erano messe le cose poteva diventare una strage e invece, anche grazie a me, le cose si sono risolte, no?
Ecco, non per vantarmi, ma come ho preso in mano io la situazione, vogliamo dirlo? Cioè... c'erano draghi, giganti, vampiri, troll, e guerrieri... una marea di guerrieri, per non parlare di Loki e Maeve.
Un altro, al posto mio, sarebbe scappato o, quanto meno, si sarebbe perso d'animo. Come si può competere con avversari del genere, no?
Io invece, alla fin fine, ho fatto la mia porca figura, dai! Diciamolo.
Io ho salvato il mondo.
Che poi... a ripensarci adesso, a mente fredda. Chi poteva immaginare che le cose sarebbero andate così.
Vi ho raccontato com'è andata no?
No?
Beh allora tutto è cominciato così: avete presente quelle giornate perfette in cui tutto fila liscio come l'ingranaggio di un orologio svizzero? Quelle giornate in cui ogni cosa è esattamente come l'avreste voluta?
Ce l'avete presente?

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sabato 14 giugno 2014

Videogame... -1

Me lo ricordo come fosse ieri, l'oroscopo diceva:

“GEMELLI – Amore, un incontro magico vi cambierà la vita. Lavoro, alcuni imprevisti potrebbero complicarvi la giornata. Preparatevi a correre, vi aspettano un paio di giorni molto movimentati”.
Ora, io non ho mai creduto agli oroscopi, ma col senno di poi...
E comunque, quando un oroscopo dice che avrai un incontro magico, tu puoi essere la persona più razionale del mondo, ma un po' ci credi... ecchecavolo.
Ecco perché sono cascato come un pollo nella trappola del torneo di tennis.
E' vero, avevo un videogioco da testare. E' vero non giocavo a tennis da un paio d'anni. Ma ho pensato che con un po' di fortuna avrei avuto un sorteggio favorevole, che avrei potuto fare la mia porca figura e che Elena si sarebbe accorta di me.
Ovviamente sbagliavo.
E, ormai mi pare evidente, quando parlava di giorni movimentati l'oroscopo non si riferiva al torneo di tennis, ma a quello che sarebbe successo dopo.
Vabbè.
Che poi, diciamolo, tra tutti gli avversari possibili beccare proprio Antonio come avversario al primo turno. Antonio! Il superman del liceo.
Se non è sfiga questa.
Eppure, ve lo giuro. Fino al primo scambio dell'incontro io ero convinto di potercela fare.
Mi dicevo che tanto lui aveva il temperamento di un tacchino, aveva tutta la pressione addosso, era obbligato a vincere, io invece non avevo nulla da perdere.
Mi sbagliavo.
Una cosa da perdere ce l'avevo: la partita. E infatti...
Comunque l’illusione è durata pochissimo. Ho capito subito come sarebbe andata a finire. Al primo scambio, quando ha tirato quella mazzolata famelica sul mio rovescio.
Mentre mancavo clamorosamente il colpo mi sono improvvisamente ricordato delle parole del professor Polidoro, qualche tempo prima, quando aveva detto che bisognava perfezionare un po' il mio rovescio, lavorandoci quattro o cinque anni, almeno.
Manco a farlo apposta, Antonio da quel momento in poi ha giocato solo sul mio rovescio.
Ricordo che mentre tornavo a fondo campo, dopo il primo 6-0, ho confusamente pensato che Polidoro lo avesse informato dei miei punti deboli e che mi sarei vendicato.
Per certi versi e per come sono poi andate le cose, direi che la vendetta l'ho avuta, anche se involontariamente.
Ricordo anche di aver pensato che quello era il momento peggiore della mia vita.
Sbagliavo anche su questo.
Nelle 24 ore seguenti ho avuto vari momenti peggiori della mia vita.
Però li ho superati tutti e alla fine... insomma, l'oroscopo non aveva del tutto torto quindi...
Come?
Volete sapere com'è andata esattamente?
Ah sì giusto... beh...
Avete presente quelle giornate perfette in cui tutto fila liscio come l'ingranaggio di un orologio svizzero? Quelle giornate in cui ogni cosa è esattamente come l'avreste voluta? 
Ce l'avete presente?

sabato 7 giugno 2014

VideoGame - capitolo 0

0 .




Quando aprii gli occhi era buio pesto.
Restai fermo qualche istante aspettando che gli occhi si abituassero all’oscurità. Quando fu chiaro che gli occhi si erano abituati, ma che non si vedeva comunque nulla, provai a muovermi scoprendo di essere incatenato.
Il tintinnio smosse qualcuno accanto a me.

«Chi c’è?» chiese con voce impaurita lo sconosciuto alla mia destra.
«Tranquillo, sono un prigioniero, proprio come te» risposi con voce impastata.
«Chi ti ha catturato?» domandò con curiosità.
«Mmmh, il grande capo in persona, direi…»
«Uh… non si scomoda tanto facilmente lui, devi essere un pezzo grosso» commentò un’altra voce, che doveva appartenere al gigantesco corpo che si stava stiracchiando alla mia sinistra.
«Pezzo grosso non saprei…» risposi «ma di certo posso dire di essere quello che ha cominciato tutta questa storia».
Nel mio tono c’era un vago e irrazionale autocompiacimento.
«Davvero?» domandò un’altra voce, questa volta alle mie spalle.
«E in che modo?» le fece eco la prima voce.
«Beh, è una lunga storia…» dissi.
«Credo che avrai tutto il tempo di raccontarla… ho idea che abbiano intenzione di lasciarci qui sotto per sempre» disse la terza voce.
«Già, e in un modo o nell’altro dobbiamo pur passare il tempo, no?» aggiunse una quarta voce.
«Forza, raccontaci tutto…»
Scrollai le spalle. Probabilmente una volta appresa tutta la storia mi avrebbero odiato per quel che avevo fatto, ma a questo punto non aveva senso preoccuparsi delle conseguenze, tanto, peggio di così non poteva certo andare.
«Ok» dissi «mettetevi comodi…» un eufemismo, ovviamente, incatenati com’eravamo.

Mi schiarii la voce, tirai un lungo sospiro cercando di mettere in ordine i pensieri e i ricordi, che erano decisamente confusi e, finalmente, cominciai a raccontare…

lunedì 2 giugno 2014

Videogame - Prefazione

Ho iniziato a scrivere questa storia approssimativamente 30 anni fa, quando ero giovane, atletico (sigh) e pieno di iniziative. La stesura dei primi capitoli venne fatta con un commodore 64 e una stampante ad aghi. Poi, preso da impegni lavorativi, cose della vita e una certa sfiducia nell'editoria, accantonai il progetto che finì, alla faccia dell'originalità, in un cassetto.
Molti anni dopo quel cassetto è stato riaperto da mio figlio Stefano che, senza alcuna pressione da parte mia (lo giuro e, del resto, chi ha dei figli adolescenti sa bene che qualsiasi pressione in tal senso non sarebbe servita a niente) ha cominciato a leggerlo.
Una sera, rientrando a casa, l'ho trovato sul letto con la "mappazza" di fogli davanti, che ridacchiava sonoramente.
La storia però finiva senza fine, visto che mi ero interrotto più o meno a 2/3 del racconto. Ed è stato quindi stimolato dalle sue esortazioni e dalle sue minacce (a cui si è successivamente unito anche il secondogenito Fabio) che ho ripreso in mano il romanzo.
Da quel momento in realtà sono passati un altro paio di anni perché la rielaborazione (a 30 anni di distanza) mi ha portato quasi a una totale riscrittura. Il risultato finale, però, ha soddisfatto le aspettative di tutti e tre i miei figli (e anche del sottoscritto, ma io conto relativamente) e di tutti gli amici "cavie" a cui l'ho sottoposto.
Credo che il suo segreto sia che mi sono davvero divertito scrivendo ogni parola di questa storia. Non ci sono stati momenti di stanca, di sforzo, di noia, durante questo lavoro. Solo un sano entusiasmo reso ancor più spontaneo dalle reazioni dei miei figli.
Ecco perché lo consiglio anche a tutti voi, dai 10 (con supervisione) ai 90 anni.

Nuovi punti vendita:

Scriptor ebookstore
libreria.paginatre.it
leggoebook.it
magnamare.com
ebook.ilfattoquotidiano
sesatedizioni

domenica 1 giugno 2014

Videogame - le Cronache dell'Invasione e dei Prodi che vi si opposero


Sergio è un normalissimo ragazzo di 17 anni con le classiche preoccupazioni di tutti i coetanei: amore non corrisposto, amici inaffidabili, famiglia ingombrante… unica nota positiva, in questo scenario, la sua passione… i videogiochi. Sergio, infatti, è anche un abile programmatore che da anni lavora a un di un gioco di ruolo fantasy in cui coesistono tutte le più famose saghe fantastico-mitologiche, dal ciclo arturiano all’Orlando Furioso, dall’Iliade all’epica irlandese, dalla mitologia scandinava a quella orientale…

Quello che non può immaginare è che a causa di una serie di sfortunate circostanze tutti i personaggi del videogioco verranno evocati nel nostro universo materializzandosi proprio a casa sua, finendo per mettere a ferro e fuoco l’inerme città di Napoli.

Purtroppo, o per fortuna, Sergio scoprirà che sia i buoni che i cattivi non sono esattamente come ci sono stati tramandati dalla letteratura, rivelandosi ben più confusionari e inconcludenti del previsto, tanto da dare origine a innumerevoli siparietti comici nella loro interazione con gli abitanti del condominio in cui abita il giovane programmatore. 
Ma davanti alla minaccia di una coalizione di cattivi del calibro di Loki, Apollo, il Cavaliere Nero e Ferraù, intenzionati a restare nel nostro mondo per costruire un gigantesco impero del male, Sergio dovrà fare l’impossibile per rispedire tutti nei propri mondi di origine.

Per riuscire nella difficile impresa il giovane avrà bisogno di tutto l’aiuto possibile, compreso quello di un litigioso manipolo di condomini e di un sorprendente e indomito reparto di scout. Ma portare a termine la missione vorrebbe dire anche rinunciare all’amore della fata di cui si è appena innamorato, come farà quindi, il nostro eroe, a salvare il mondo senza sacrificare il proprio cuore?

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